giovedì 29 maggio 2014

4 CHIACCHIERE CON... LE MAMME CATTOLICHE





4 CHIACCHIERE CON... LE MAMME CATTOLICHE

Le mamme cattoliche sono perfette! Mai un problema nelle loro famiglie, mai uno strappo alle regole. In famiglia tutto viene eseguito secondo i canoni rigidi che la religione impone e tutto è avvolto in un alone di santità e preghiera (un profumo di cannella proviene dal forno a sottolineare la dedizione della mamma cattolica che ha avuto anche il tempo di preparare una apple pie per i suoi cari, tra un rosario e una "sentinellata" pomeridiana). Mai una parolaccia, mai un argomento scabroso, omosessualità è tabù. Se questo è ciò che pensate delle mamme cattoliche, tenetevi forte e fatevi il segno della croce.


L'esperimento mi spaventa un po' ma confido nelle mie ospiti. Monica, Elisabetta, Agostina, Eleonora, Assunta e Valeria siete mamme cattoliche. Qualche anno fa, avreste immaginato che oggi il tema dell'omosessualità sarebbe stato così centrale, così discusso?

Monica. Ciao a tutti! Ho 50 anni, sono molto cattolica. Sono avvocato (praticamente il diavolo nell'acquasantiera) e mamma di una diciottenne dislessica. Mi sono separata da mio marito subito dopo la nascita di nostra figlia e il matrimonio è stato dichiarato nullo dal Tribunale ecclesiastico. La sentenza è stata anche delibata, perciò sono tornata "signorina". Sono sola, in attesa di conoscere l'uomo giusto, ovviamente cattolico! Sono stata aiuto-catechista per qualche anno, in parrocchia. Ora canto nel coro della Cattedrale della mia città, ovviamente polifonia religiosa e gregoriani. Facciamo servizio alle funzioni e concerti. Sono anche sommelier e mi piace molto cucinare. La mia fede ha vacillato molte volte, ma non ho mai mollato. Anche nei periodi più bui non ho mai smesso di pregare. Sono convinta di avere ricevuto almeno una risposta diretta e precisa alle mie domande al Signore. Certamente, qualche anno fa, non avrei immaginato che oggi il tema dell'omosessualità sarebbe stato così centrale, così discusso. Ma non perché le persone omosessuali siano meno importanti degli altri, anzi al contrario, proprio perché in quanto esseri umani hanno la medesima dignità di ogni altra persona e sono amati da Dio esattamente come tutti!


Ciao, sono Elisabetta, ho 44 anni. Sono laureata in fisica e insegno matematica e fisica in un liceo scientifico. Io e mio marito, tra fidanzamento e matrimonio, stiamo insieme da 27 anni (13+14). Ho 4 figli (tre maschi e una femmina), il più grande ha 10 anni e mezzo, il più piccolo quasi 5. Sono cattolica da sempre, essendo nata e cresciuta in una famiglia cattolica, ma ho capito cosa vuol dire avere fede solo dopo essere entrata a far parte di un gruppo di Rinnovamento nello Spirito Santo nel 1999 (la mia prima conversione). Poi mi sono un po' allontanata fino a circa un anno e mezzo fa, quando ho avuto quella che io amo definire "la mia seconda conversione" e ora...cerco di camminare e di non fermarmi più. Alla domanda rispondo: assolutamente no e ancora ogni tanto mi chiedo "ma come ci siamo arrivati a questo punto?" Mi sono trovata coinvolta in questa specie di "battaglia" e cerco di fare la mia parte.



Sono Agostina e ho 49 anni. Sono sposata con il ragazzo con cui mi sono fidanzata a 19 anni, sui banchi della 5a Liceo, da 25 anni. Abbiamo avuto 5 figli (3 maschi e 2 femmine, dai 23 ai 12 anni). Sono cattolica senza far parte di nessun movimento ecclesiale. Sono diventata Presidente del Centro di Aiuto alla Vita della mia città di cui faccio parte da quando ero ragazzina: la mia "passione civica" è sempre stata sui temi della difesa della vita. Dopo un po' di anni di "quiescienza", dovuta alla famiglia da gestire quasi da sola per via del lavoro di mio marito che lo portava lontano da casa, sono "tornata in campo" durante il referendum sulla legge 40. Ho fatto un Master in bioetica e mi sono lanciata di nuovo nella rissa. Lavoro part time occupandomi di riabilitazione dei bambini nella Asl della mia piccola città: provincia provincialissima e lontanissima da qualunque vera città. Quanto all'omosessualità che oggi si vive come "ossessione", si, un po' me lo sentivo. Forse per il fatto che i miei genitori mi hanno insegnato a "annusare" cosa sarebbe successo come conseguenza di alcune scelte legislative in ambiti che non sembrano connessi direttamente. Infatti immaginavo che dopo la legge sul divorzio si sarebbe arrivati all'aborto e da qui alle richieste sull'eutanasia eccetera. Vedendo da anni una continua lotta contro il "maschile" (quanto sono scemi i mariti nelle pubblicità?) e al "femminile" (e quanto sono odiose le mogli? o quanto si esaspera l'aspetto della volgarità?) mi è sembrato in un certo senso un modo per piallare le differenze. Sì, me l'aspettavo.


Ciao sono Eleonora ho 36 anni e sono laureata in lettere classiche. Ho un master in neuro psicomotricità applicata all'equitazione e ho lavorato coi disabili per anni. Adesso, però, aiuto mio marito nella nostra azienda edile. Sono la mamma di 3 maschi (7, 5, 2). Mio marito è con me ormai da 17anni (12 di matrimonio e 5 di fidanzamento!) conosciuto in oratorio e amato da subito (giocava a pallone e dissi alla mia amica che lo avrei sposato!). Sono cattolica ma ho lottato e tutt'ora lotto per esserlo. I miei genitori non apprezzano il mio modo di comportarmi (ritiri di preghiera con la famiglia e roba simile!). Ho avuto una bella conversione sul tema dell'aborto quando ero incinta del secondo figlio. Ho ricevuto una gran bella ciaffata da Nostro Signore che mi ha cambiato la vita! Se credevo che il tema dell'omosessualità sarebbe arrivato a questo punto? No, francamente ho sempre visto la dimensione sessuale molto intima, e sentire che la gente si definisce solo per quello che fa a letto mi sembra sminuente.



Ciao, mi chiamo Assunta e a questo punto tutti fanno la battuta "o licenziata?", ma sorvoliamo. Ho conosciuto mio marito quando avevo 18 anni e a 21 ci siamo sposati. Ora ho 57 anni è mi dicono che sembro la sorella delle mie figlie: ne ho 4, anche se ne avrei volute di più perché da piccola ho sofferto terribilmente la solitudine. Sono nata e cresciuta in Puglia, ma appena sposata ho seguito mio marito a Gorizia. Inizialmente ero innamorata di questo posto pieno di verde e pulito. Gente dall'educazione austriaca: precisi fino alla pignoleria. Dopo un pò con tutto il silenzio che mi circondava, mi sembrava di essere in un cimitero. Alla fine mi ci sono abituata. Ora anche qui le cose sono cambiate moltissimo: la città è diventata più sporca, i ragazzi sono un pò teppistelli, se ne vedono di tutti i colori. Da circa 30 anni mi sono riavvicinata alla fede: dopo un'infanzia passata gioiosamente tra le suore mi sono allontanata, nell'adolescenza, per passioni politiche: ebbene lo confesso, anche con un po' di vergogna, ma ho militato attivamente nel partito comunista. Ne sono uscita quando mi sono resa conto che le mie scelte dovevano essere conformi ai dettami del partito, ma non volendo rinunciare a pensare con la mia testa, ho preferito andarmene. La mia riconversione l'ho avuta a 26 anni quando il mio unico fratello si è ammalato di leucemia e da quella volta la mia fede, come un lievito, va aumentando sempre più. Non riesco a far parte di nessun gruppo perché faccio la mamma e la moglie a tempo pieno. Anche se in alcune occasioni ho provato ad associarmi a qualche gruppo, poi mi scontro sempre con le esigenze familiari, anche perché i miei non hanno mai condiviso la mia fede, per loro era troppo "fervente". Le mie figlie hanno 35, 31, 27,15 anni poi ho i nipotini: 14, 9, 6, 4 anni. Praticamente da 35 anni mi occupo di bambini a tempo pieno. Per quanto riguarda l'argomento "omosessualità", posso dire che ad un certo punto mi sono chiesta: come posso sapere se io stessa non lo sono? Non perché così attratta dalle ragazze, ma perchè mi era indifferente: erano tutti amici. Ho conosciuto delle persone omosessuali splendide, speciali, sensibili, ma non si sono mai messi in mostra.


Sono Valeria, ho 51 anni e sono sposata da 28 con Oliviero. Abbiamo 5 figli, 3 maschi e 2 femmine (24-22-15-12-9). Non sono stata educata alla fede: a 15 anni mio padre vedendomi uscire con un ragazzo mi ha subito detto di prendere la pillola. Questo ha fatto si che io crescessi libera di fare tutte le esperienze che volevo senza limiti o controlli. Quando mi sono sposata, i miei mi consigliarono la convivenza! La mia conversione è avvenuta a 34 anni, durante una profonda crisi matrimoniale in cui ci stavamo per separare. Avevo trascorso quegli anni di matrimonio alla ricerca di realizzare me stessa e cercando consensi e affetto, finché un giorno mi sono fatta talmente schifo che, non so nemmeno io come, mi sono ritrovata a bussare ad un sacerdote per confessarmi. IO?! In quel frangente mi sono sentita subito accolta, perdonata e soprattutto amata così come sono! Ho capito, e ne ho avuto sempre poi la conferma negli anni a seguire, che l'AMORE autentico te lo da Gesù Cristo. Ricostruito il nostro matrimonio abbiamo intrapreso un cammino di fede che ci ha aperto alla vita donandoci gli ultimi tre figli. Per quanto riguarda il tema dell'omosessualità no, non mi aspettavo una situazione di tale portata in quanto secondo me, gli omosessuali sono persone come altre, con difficoltà come tutti abbiamo, anche se di diversa origine. Non capisco ancora come sua possibile che l'argomento abbia raggiunto una tale centralità.


Se doveste scoprire che vostro figlio si è innamorato del compagno di scuola, al di la di ciò che è corretto dire in questi casi, come pensate che prendereste questa notizia?


Valeria. Oddio...panico! Arrabbiatura! Disperazione, poi....preghiera! Dialogo con LUI, Gesù, che mi aiuti a " stare" e poi a "sostenere". Preghiera incessante affinché anche il mio bambino possa trovare dentro se stesso la VERITÀ, la VIA, la VITA, quella che fa felici e che conosco, perché ha fatto felice me allora.

Eleonora. Mi domanderei dove ho sbagliato. Andrei dal mio Don di fiducia e cercherei di portarci anche il mio piccolo...Pregherei un sacco... Coinvolgendo il mio coniuge in novene, adorazioni e viaggi in luoghi di culto.

Monica. Dopo aver messo del ghiaccio sulle parti rimaste contuse nello svenimento? Dipende dall'età e dal compagno (o meglio dalla compagna, visto che immagino si parli di una persona dello stesso sesso del figlio e io ho solo una femmina). Se fosse successo quando mia figlia era piccola o all'inizio dell'adolescenza, avrei pensato che non fosse una cotta reale, ma dettata dall'ammirazione, quindi potenzialmente passeggera in tutti i sensi, ed avrei evitato ogni intromissione se non interpellata. Avrei comunque pregato il Signore di guidare l'evolversi della situazione e avrei vigilato per capire come si sviluppava. Ma se la compagna fosse stata più grande, mi sarei preoccupata moltissimo e avrei cercato di capire se vi erano anche estremi di reato. Se accadesse oggi, che è già maggiorenne, la prima cosa che farei sarebbe pregare fortissimo il Signore di darmi la forza e le parole giuste per affrontare la situazione (più o meno come farei se venisse a dirmi che si è innamorata di un ragazzo e va a vivere con lui). Cercherei di aiutarla a capire, se lo accetta, quale sia il suo vero desiderio per la sua vita. Certamente non potrei fare a meno di amarla e di preoccuparmi per il suo futuro (soprattutto per la sua anima!). Credo che insisterei molto affinché continui a pregare, perché dalla situazione non derivi un suo rifiuto della Fede e del Signore. Cercherei di farle sentire che come la amo ugualmente io, allo stesso modo continua ad amarla anche Gesù. Il quale manda croci di vario genere a coloro che gli sono più cari. Così vorrei che capisse che ogni sofferenza derivante da questa situazione non è una punizione, ma occasione di crescita e di rafforzamento nella vita e che l'avere desideri di questo genere non significa per forza dover abbandonare tutto ciò in cui si è creduto fino ad allora. Ah! E ovviamente continuerei a sottolineare l'importanza della castità, esattamente come farò quando si fidanzerà con un ragazzo.

Elisabetta. Sarò sincera... per me sarebbe un duro colpo, una prova molto dura da vivere. Non so se avrei la lucidità e la calma per dire o fare la cosa più giusta. In teoria tutto sembra semplice ma la pratica è spesso superiore alle nostre forze. Come ha detto Monica, il comportamento da tenere sarebbe diverso in relazione all'età del figlio, alla situazione. Quello che farei comunque è, come sempre cerco di fare nelle difficoltà, affidarmi al Signore, pregare e chiedere ai miei fratelli di pregare per questa situazione. La cosa che chiederei a Dio è la forza di sostenere mio figlio facendolo sentire amato più che mai, e pregherei anche perché mio figlio facesse l'esperienza più importante per la sua vita: quella dell'amore di Gesù, l'unico che può trarre il bene da qualunque situazione ci troviamo ad affrontare.

Agostina. A me è successo. E' sempre stato un figlio "ombroso" e fin da piccolo ha fatto fatica ad essere sereno. All'asilo aveva la fidanzata con cui, mi diceva, si sarebbe sposato. Alle medie, scuola cattolica, classe ridottissima con 2 ragazzi e 6 ragazze, è stato vittima di prese in giro e bullismo per il suo carattere riservato. In particolare si è preso del "finocchio" per non aver voluto sbirciare le femmine che si spogliavano per ginnastica. Era totalmente isolato. A fine seconda media ha avuto un inizio di disturbo alimentare (anoressia) di cui per fortuna ci siamo subito accorti e che siamo riusciti a "tamponare" ma la sua fragilità si è resa sempre più evidente ai nostri occhi. Tentativi falliti di fargli fare un percorso con una psicologa. Inizio delle superiori difficile e cambio di scuola e sempre in "depressione". In quarta superiore, durante un "periodo nero", stavamo parlando di come andavano le cose e ad un certo punto mi ha detto, tra il pianto e l'urlo, che era innamorato di un suo compagno di classe. Era piuttosto disperato. Gli ho detto che era un sentimento che poteva anche capitare, che era successo a suo padre e pure a me di avere sentimenti "amorosi" verso persone del nostro sesso, di darsi tempo e di non preoccuparsi. Sinceramente non abbiamo più affrontato l'argomento (con lui è sempre stato difficile parlare di qualunque cosa "personale") e quindi non so come oggi si senta. E' il mio "figlio difficile", quello che - temo - farà fatica a trovare un suo "posto" nella vita, il figlio per cui mi si stringe sempre il cuore quando ci penso, quello per cui prego più spesso. E' anche il più lontano, perché vive in un'altra città. Spero che stare lontano da una famiglia un po' "ingombrante" gli consenta di chiarirsi su tante cose. Sono felice però che alla prima veglia delle Sentinelle In Piedi è stato tra i più entusiasti partecipanti.

Assunta. Anche a me è "toccata" una figlia "difficile". Prima, quando era piccola, avevo un modo che posso definire rigido di affrontare le varie problematiche, anche perché non si aveva tempo di dialogare con ogni figlia per il tempo necessario. Quindi si suppliva con l'autorità, rimandando il dialogo ad un momento più tranquillo (infatti c'era l'abitudine di prendere il the a mezzanotte). Quando la ragazzina ha raggiunto l'adolescenza, è successo il finimondo: ribellione totale crisi isteriche, tentati suicidi, e tanto altro. Da qui, con tanta sofferenza e per amore della figlia, con mio marito ci siamo fatti aiutare da una persona competente che ci ha insegnato ad accogliere nostra figlia abbracciandola stretta il più spesso possibile. Ci ha insegnato l'importanza del ruolo specifico di maschio e femmina che ogni genitore ha all'interno della famiglia e soprattutto il compito del genitore omologo. Ho imparato ad accettare le diversità con pazienza e fiducia. Ora se una di loro mi dicesse di essersi innamorata di una compagna, penso che prima di tutto l'abbraccerei e la terrei stretta, poi le chiederei di parlarmene, è importante restare in ascolto. E prima di parlare, chiederei aiuto allo Spirito Santo per non dire qualcosa di sbagliato. Avendo fiducia in Dio affiderei a Lui me è lei, dopotutto è anche figlia Sua e questo pensiero mi aiuta tanto.

E' una notizia che porta panico, quindi, e senso di colpa. Ma subito dopo entra la voglia di capire e di consolare. Se ogni figlio sapesse che la propria famiglia non scende dalla montagna, non è fuori dal mondo, che il tuo problema è il mio problema, che è pronta a lottare col figlio allo stesso modo per come è pronta ad amarlo e rispettarlo qualsiasi scelta faccia, forse sarebbe più facile per lui o lei confidarsi con i genitori. Siete delle eccezioni o è veramente così nelle famiglie cattoliche? O l'eccezione è quel ragazzo omosessuale, cacciato di casa o portato a forza dallo psicologo, per vergogna (cosa diranno in paese?) o per ignoranza (fa così solo perchè è uno sporcaccione)?

Agostina. Difficile dirlo. Io sinceramente non conosco "casi" veri e quindi non saprei dirti.

Monica. Non è facile mantenere il sangue freddo e la calma in situazioni difficili, soprattutto quando c'è in gioco il futuro dei figli. Ti passa davanti di tutto e il contrario di tutto. Però quello che ti guida è un doppio amore, anzi triplo: l'amore per il figlio, l'amore di Gesù che ti manda lo Spirito Santo a guidarti e l'amore che tu stesso, anche come genitore, hai per Gesù, che è un po' come il binario in cui incanalare il tuo amore per tuo figlio. I figli sono doni di Dio e non sono di "tua proprietà", tu sei solo uno strumento nel metterli al mondo, perché loro sono sempre esistiti nella mente del Signore, li conosce da sempre, fin nelle viscere. Se sai questo, hai la possibilità di abbandonarti e abbandonarli nelle Sue mani. Abbandono, attenzione, non inteso nel senso di disinteresse, ma di fiducia totale in Dio, che vede e provvede. Questo aiuta a non lasciarsi prendere la mano dalle reazioni, umanamente comprensibili e tutto sommato normali, di disperazione e rifiuto di situazioni davvero difficili e drammatiche. Naturalmente poi, bisogna anche considerare il fatto che a volte si può perdere completamente la testa, nonostante tutta la Fede e la Carità e l'aiuto del Signore. Penso però che, se fosse possibile fare una vera casistica, nella maggioranza dei casi le reazioni dei genitori di fronte a rivelazioni di questo tipo siano piuttosto tolleranti che intolleranti, magari in seconda battuta. Per questo affidarsi a Dio è l'unico fondamentale. Poi gli errori fanno parte di noi. Credo che il genitore perfetto sia il peggiore possibile. Diventa irraggiungibile come esempio per i figli. Perciò ben venga un po' di sana fallacia umana.

Assunta. Io parlo per mia esperienza. Molte volte i figli pensano di conoscere già la reazione dei genitori, per cui la prevengono commettendo ulteriori sbagli, nel tentativo di coprire l'errore (brutto voto o scappatella). Ma anche i genitori commettono tantissimi errori dovuti all'educazione che loro stessi hanno ricevuto, a quello che viene loro consigliato da persone vicine. Non c'è un manuale del buon genitore.

Valeria. No, io non sono così! Non sono la confidente dei miei figli. Io faccio fatica a capire, io non accetto, io do fuori di matto, spacco piatti, insulto lo so, non si fa. Non va bene, ma non riesco diversamente e, con la stessa intensità con cui distruggo, poi ritorno, chiedo perdono e amo. La preghiera mi aiuta moltissimo in questo. Sono passata attraverso un periodo, lungo un paio d'anni, combattendo con un figlio e la sua attitudine a usare sostanze. Ora sono alle prese con una figlia che sgomita per i suoi diritti e la sua libertà, reagendo con l'autolesionismo alle regole di casa, che sostanzialmente sono essere onesti e rispettosi delle regole.....è dura! Ma la preghiera e discutere di qualsiasi cosa alla luce di Cristo, ci salva sempre, perché dopo lo scontro c'è il chiarimento e, di nuovo, la Grazia della riconciliazione!

Elisabetta. Non mi sento di affermare che tutte le famiglie cattoliche reagirebbero così (anche perché molti sono cattolici per tradizione e non so fino a che punto consapevoli della loro fede). Non mi sento di affermare che il ragazzo omosessuale cacciato di casa sia un'eccezione. Certo dipende molto anche dal luogo in cui si vive. Nella mia piccola città di provincia gli omosessuali dichiarati sono pochissimi, e penso che nell'immaginario comune la parola omosessuale sia spesso collegata alle immagini del gaypride. Anche io, per dirla tutta, se non avessi avuto modo di "parlare" con molti omosessuali, proprio grazie a Facebook, non avrei mai percepito il disagio e anche le esigenze di molti che si trovano a vivere questa situazione. E pur rimanendo ferma nelle mie convinzioni (no matrimoni, no adozioni), guardo a loro in modo nuovo, e la mia "seconda conversione" di cui ho parlato sopra mi ha portato a vedere l'altro, chiunque esso sia, come un "fratello" in quanto figli tutti di un unico Padre. L'altro va prima di tutto amato e accompagnato, non giudicato.

Eleonora. Le vostre testimonianze sono perle... Bellissime, grazie! Si purtroppo anche il mio atteggiamento è molto focoso come quello di Valeria ... Purtroppo ho imparato a urlare in casa dei miei genitori ed è un vizio per il quale prego costantemente. Ho la fortuna di avere un marito calmo riflessivo e soprattutto coraggioso con il quale parlo di tutto. Il bello del marito è che laddove la mia ansia, la mia paura, le mie reazioni nei confronti dei figli superano i limiti, lui mi riporta a livelli normali. Si, è vero, porta panico sentirsi dire: sono gay! Ma è proprio allora che la mamma e il papà servono, no? Quando tuo figlio si sente perso! Tu lo accogli. Pregherei per la sua anima. E per la sua vera felicità.


Mancano i messaggi, uno al mondo cattolico e uno al mondo lgbt. Nonostante il fatto che, dove insistano una o più donne si accende spontaneamente una rivoluzione, voglio chiedervi di fare i due messaggi in comune. 



Abbiamo pensato che la cosa più bella da condividere, in quanto cattoliche, con tutti gli altri credenti, sia una preghiera “universale” e abbiamo scelto quella di San Francesco d’Assisi. La proponiamo qui per recitarla insieme a tutti quelli che, leggendo la nostra chiacchierata, vorranno unirsi alla nostra intenzione.


Oh Signore, fa di me uno strumento della tua pace

dove è odio, fa che io porti l'amore,

dove è offesa, che io porti il perdono,
dove è discordia, che io porti l'unione,
dove è dubbio, che io porti la fede,
dove è errore, che io porti la verità,
dove è disperazione, che io porti la speranza,
dove è tristezza, che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, che io porti la luce.
Maestro, fa che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare,
di essere compreso, quanto di comprendere, di essere amato, quanto di amare.
Perché è dando, che si riceve, perdonando, che si è perdonati, morendo, che si resuscita a vita eterna.  San Francesco d'Assisi


Il nostro messaggio alle associazioni gay: il Signore ama ciascuno di voi di un amore speciale. Vi ha pensati e creati, donandovi capacità, sensibilità e carismi preziosi! Non sprecate i suoi doni, combattendo contro di Lui e contro il genere umano, compresi voi stessi. Anche se non credete in Dio, anzi ancor di più in questo caso, soffermatevi sull'inutilità e la contraddittorietà di un'offensiva che fa più male a chi la porta, che a chi la subisce. Non siamo alieni gli uni agli altri, facciamo tutti parte di un unicum, il genere umano, e le diversità che ci contraddistinguono non sono negative, ma hanno una funzione, come accade nel corpo per ciascun organo e senso: invece di pretendere che la mano veda come fa l'occhio, o che l'occhio afferri gli oggetti come fa la mano, approfittiamo del fatto che abbiamo mani e occhi e che ciascuna parte del corpo ha una sua specifica funzione, che può compiere nel modo migliore collaborando con tutte le altre. Infatti la mano è facilitata nell'afferrare un'oggetto se è guidata dalla vista e l'occhio può vedere meglio i particolari di un oggetto, se la mano lo avvicina. 
E se la vista manca, invece di piangere su questa perdita, rallegriamoci perché rimangono l'udito, il tatto, l'olfatto e il respiro e magari c'è anche qualcuno che ci descrive ciò che non possiamo vedere! Aprite invece gli occhi del cuore e guardate ciò che di bello ci circonda: non c'è bisogno di possedere la bellezza per goderne, è a nostra disposizione, non chiede nulla in cambio. I bambini sono il dono più bello e prezioso che la vita possa riservarci, ma sono un dono appunto: non si possono pretendere, non si possono comprare, non sono un diritto, ma un desiderio esaudito - e neanche sempre - solo se ci sono una mamma e un papà! Questa verità innegabile non può essere sottratta alla nostra ragione e ai nostri figli. Ma, soprattutto, i figli, sono esseri umani, persone perfettamente formate e in grado di soffrire fin dal grembo materno, che meritano molto più amore e rispetto di quanto il nostro egoismo sia in grado di garantire. L’amore che meritano è quello paziente e benigno, non invidioso e che non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. L'amore, quello vero, tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

Le vostre nominations sono: don Salvatore Lazzara, Serafina Geraci, Mario Adinolfi, padre Maurizio Botta, Enrico Chiesura.

Grazie a tutte! 
Queste sono mamme cattoliche, imperfette, umane. Ma concrete, che stanno sul pezzo, che non hanno bisogno di sapere molto di omosessualità per amare e rispettare i loro figli e quelli degli altri. Questo esempio di accoglienza, totale e assoluta, va ben oltre ogni forma di rispetto e tolleranza che qualsiasi legge possa mai imporre.